16/12/20

Recensione di Luciano Nanni alla raccolta " L'Isola di Bouvet" pubblicata sulla rivista Literary 11/2020

 








"L'isola di Bouvet" di Stefano Zangheri

Poesia. L’ampia e argomentata postfazione di Rita Mascialino mette opportunamente l’accento sulla mancanza di punteggiatura e di maiuscole nei testi che compongono la raccolta. Un carattere tecnico, ma anche stilistico, quasi che la nuda parola, privata di eventuali ornamenti o funzioni, aspiri a una purezza priva di compromessi. È un elemento, questo, che viene mantenuto senza cedimenti, segno di un rigore, anche creativo, che non si piega a esigenze esterne.

Ne consegue una creatività capace di spaziare senza confini dentro una memoria linguistica che riesce a esprimersi sul piano verbale, nel continuo virtuale, o forse sotteso, al punto da dedurre una unità non esclusivamente simbolica, bensì organizzata in modo da rivolgersi a più direzioni, ossia temi e intuizioni della scrittura. Si vuole probabilmente narrare, ma la storia in poesia possiede la forza di interrompere il flusso e cerca di far pensare secondo una lettura che, verso per verso, andrebbe attuata in forma analitica. Gli oggetti dunque si dispongono nella dimensione del pensiero, e da ciò la rara terminologia di luoghi (per esempio Matera, un caso che deroga dalla norma generale) o punti indicativi di una storicità che tende a sottrarsi alla presa dell’immaginazione, quasi un contrasto, un segnale di possibili ritorni.

C’è l’eros, e si quantifica o si espone in varie linee: è, a quanto pare, l’esempio distintivo a escludere formule troppo rigide. La citazione da Melville induce alla considerazione che il mare, che produsse tale allegoria, lascia in diversi casi la sua influenza, e la natura, tanto sognata ed estesa oltre le parole, racchiude il tutto-in-uno, dipanando una serie di situazioni che la poesia poi riproduce al più alto livello. A volte si intuisce l’attualità dallo strato lessicale, fino a invenzioni, mai eccessive, che però si inseriscono nel contesto cercando di eliminare qualsiasi dubbio (nuvolamente), mentre al contrario lo stesso riverbero della parola, che ovviamente i dizionari non riportano, pare introdurre a una riflessione sul senso che ne emerge. Di varie ricorrenze vorremmo citare medusa: un simbolo? È necessario riportare i due versi: “riflesso in neri | specchi di meduse”.

Ci sovviene un dato che attinge a un tempo ignoto o ignorato per la sua antichità, e per quel valore d’emblema portato a indagare nelle profondità dell’io. Un concetto quale lo specchio ci avvicina a una psicologia pronta a riconoscersi, a sondare l’intimo.

Luciano Nanni


Luciano Nanni già in giovane età collabora con alcuni settimanali umoristici: Marc'AurelioIl travaso delle idee e Candido. Completa i corsi all'istituto d'arte (1958). Suoi lavori di narrativa appaiono in diversi periodici e riviste: La fiera letteraria, Prospetti, Lettera (Cardiff), Quinta Generazione, Laboratorio, Hebenon. Escono saggi su musicisti del Novecento. Partecipa a trasmissioni radiotelevisive.
Nel 1971 si trasferisce a Padova, località dove attualmente vive[1], e qui in sinergia con enti pubblici e privati promuove numerose iniziative culturali presentando autori contemporanei: E. Mandruzzato, P. Ruffilli, L. Fontanella, G. Niccolai e altri. Nel 1984 esce la prima antologica di racconti La città profonda[1]recensita da Carlo Della Corte[senza fonte] su Rai 3. Dal 1979 al 2007 realizza annualmente antologie di poeti padovani.
Dal 1994 al 2005 coordina la redazione del trimestrale Punto di Vista. L'editore gli commissiona due opere (uniche in Italia): una sulla musica strumentale da camera non claviristica, e l'altra sul Glossario della metrica italiana[1].

Collabora al sito Literary con note critiche, recensioni e rubriche di metrica e linguistica. Inoltre cura la redazione dei Quaderni padovani di poesia e tecnica.