Nel periodo in cui in Italia vennero promulgate le leggi razziali
la nobile famiglia Finzi Contini teneva il loro meraviglioso giardino,
circondato da alte mura nel cuore della città di Ferrara, a disposizione di
giovani di ogni popolo e di ogni estrazione sociale. Il giardino risultava
pertanto un luogo fuori dalla storia dove ognuno sembrava rifiutare e comunque
cancellare tutto ciò che avveniva intorno. Ma la cruda e terribile realtà dei
campi di sterminio pose fine tragicamente all'illusione del giardino e dei suoi
abitanti, compresa la bella ed inquieta Micol, che qualche volta aveva tentato
ma inutilmente di affrancarsi dalla artefatta realtà di quelle mura.
E' tuttavia rimasto un piccolo angolo nascosto di quel giardino, dove le
siepi allontanano i rumori e gli alberi fanno ombra e dove per raccontare e
condividere emozioni si usano solo le parole. In questo angolo su una panca in
cemento a ferro di cavallo, siedono dei giovano in tenuta casual, con le
camicie sbottonate e le scarpe da tennis. Tutti hanno in mano un lapis numero
tre, perché scriva ben leggibile ma si possa cancellare lasciando un alone
grigio sulla carta. Come i loro pensieri che entrano ben definiti e poi si
sfumano sopra gli aloni dei pensieri precedenti formando nuovi aloni più scuri.
Così di continuo seguendo i versi di una poesia iniziata quando ancora non era
possibile scriverla. Una poesia di sguardi, di odori, di calori, di movimenti
ondulatori, di strane fonie. Ogni tanto un ragazzo si alza, fa pochi passi, si
abbassa davanti a una ragazza e la bacia. Allora la ragazza si alza a sua
volta, fa pochi passi, si abbassa davanti a un ragazzo e lo bacia. Così
continuamente, senza interruzione neppure di notte. Gli altri nel frattempo
scrivono qualcosa con il loro lapis numero tre e ogni volta che una ragazza
viene baciata ognuno di loro passa il foglio a chi è dopo di lui e prende un
foglio da chi è prima di lui. Ma quando una ragazza emette un sospiro lungo
tutti cancellano lasciando solo gli aloni sul foglio. Ogni giorno i ragazzi cambiano,
non sono quelli del giorno prima, ma alcune volte non viene nessuno e la grande
panca circolare di cemento rimane vuota. Ciò vuol dire che i ragazzi sono in un
altro posto dove non devono scrivere e non devono baciarsi, ma devono esprimere
le loro ragioni, i loro diritti, la loro legittimità sociale.
Sono in tante parti del mondo, nelle strade, nelle piazze, nelle scuole , nelle istituzioni, nelle loro stesse case dove tra urla, sirene, rumori assordanti, devastazioni, violenze, sangue, sopraffazioni, ingiustizie, omertà, paura, pare che la poesia non esista. Perciò i ragazzi del giardino sono lì, per testimoniare la poesia nel cuore delle drammaticità sociali dove pulsa maggiormente l'umanità che della poesia è l'essenza. Perché la poesia è semplicemente la vita in tutti i suoi momenti, da quelli più scontati e lineari a quelli di simbiosi particolari, di scambi affettivi, di illusioni di rapporti, di coniugazioni di aspettative, di sconosciute pulsioni sessuali, di consapevolezza del dubbio, di liberazione della fantasia, di spiegazione delle ambiguità, di assimilazione di ossessioni, di affrancamento di sé stessi, di orgasmi di amore e di dolore. La vita tradotta in parole, le parole tradotte nella fantasia di esistere nell’infinito gioco delle contraddizioni. E tutto il resto opportunismo, convenienza, illusione, megalomania del niente.
Sono in tante parti del mondo, nelle strade, nelle piazze, nelle scuole , nelle istituzioni, nelle loro stesse case dove tra urla, sirene, rumori assordanti, devastazioni, violenze, sangue, sopraffazioni, ingiustizie, omertà, paura, pare che la poesia non esista. Perciò i ragazzi del giardino sono lì, per testimoniare la poesia nel cuore delle drammaticità sociali dove pulsa maggiormente l'umanità che della poesia è l'essenza. Perché la poesia è semplicemente la vita in tutti i suoi momenti, da quelli più scontati e lineari a quelli di simbiosi particolari, di scambi affettivi, di illusioni di rapporti, di coniugazioni di aspettative, di sconosciute pulsioni sessuali, di consapevolezza del dubbio, di liberazione della fantasia, di spiegazione delle ambiguità, di assimilazione di ossessioni, di affrancamento di sé stessi, di orgasmi di amore e di dolore. La vita tradotta in parole, le parole tradotte nella fantasia di esistere nell’infinito gioco delle contraddizioni. E tutto il resto opportunismo, convenienza, illusione, megalomania del niente.
(Stefano Zangheri su “La Recherche”, 2011)