12/01/21

Sant'Antonio da il fuoco agli uomini

                         Fiabe italiane raccolte e trascritte da Italo Calvino



Una volta, al mondo, non c'era il fuoco. Gli uomini avevano freddo  e andarono da sant'Antonio, che stava nel deserto, a pregarlo che facesse qualcosa per loro, che con quel freddo non potevano più vivere. Sant'Antonio ne ebbe compassione e siccome il fuoco era all'Inferno, decise di andare a prenderlo.

Sant'Antonio prima di fare il Santo era stato porcaro, e un porchetto della sua mandria non l'aveva mai voluto abbandonare e lo seguiva sempre. Così  Sant'Antonio con il suo porchetto e il suo bastone di ferula si presentò alla porta dell'Inferno e bussò. -Apritemi che ho freddo e mi voglio riscaldare!

I diavoli, dalla porta, videro subito che quello non era un peccatore ma un santo e dissero - No, no! T'abbiamo riconosciuto, non ti apriamo! - Apritemi, ho freddo ! - insisteva Sant'Antonio  e il porco grufolava  contro la porta. - Il porco si lo lasciamo entrare, ma te no - dissero i diavoli e aprirono uno spiraglio, tanto che entrasse il porco. Il porco di Sant'Antonio, appena fu nell'Inferno, cominciò a scorrazzare e grufolare per ogni dove e metteva tutto in scompiglio. I diavoli dovevano corrergli dietro a raccogliere tizzoni, a raccattare pezzi di sughero, a rialzare tridenti che lui faceva cadere, a rimettere a posto forche e strumenti di tortura. Non ne potevano più, ma non riuscivano ad acchiappare il porco né a cacciarlo via.

Finirono per rivolgersi al Santo, che era rimasto fuori dalla porta - Quel tuo porco maledetto ci mette tutto in disordine. Vientelo a riprendere.- Sant'Antonio entrò nell'Inferno , toccò il porco col suo bastone e questo se ne stette subito quieto. - Visto che ci sono - disse Sant'Antonio - mi siedo un momento a scaldarmi - e si sedette su un sacco di sughero, proprio sul passaggio, stendendo le mani verso il fuoco.

Ogni tanto davanti a lui passava un diavolo di corsa che andava a dire a Lucifero  di qualche anima di questo mondo che lui aveva fatto cadere in peccato . E sant'Antonio col suo bastone di ferula, giù una legnata sulla schiena. - Questi scherzi non ci piacciono - dissero i diavoli - tieni giù quel bastone -Sant'Antonio posò il bastone con la punta  in terra inclinato accanto a sè, e il primo diavolo che passò di corsa  gridando - Lucifero ! Un'anima sicura! - ci inciampò e picchiò ka faccia per terra. - Basta con questo bastone, ci hai annoiato - dissero i diavoli - ora te lo bruciamo  - Lo presero e ne ficcarono la punta nelle fiamme. Il porco in quel momento ricominciò a buttare all'aria tutto : cataste di legna, uncini, torce - Se volete che lo faccia star buono - disse Sant'Antonio - dovete ridarmi il bastone. Glielo ridiedero e il porco stette subito buono.

Ma il bastone era di ferula , e il legno di ferula ha il midollo spugnoso e se un a scintilla o un carbonchio c'entra dentro, continua a bruciare di nascosto, senza che di fuori si veda. Così i diavoli non s'accorsero che San'Antonio aveva il fuoco nel bastone. E Sant'Antonio dopo aver predicato ai diavoli, col suo  bastone e il suo porchetto se ne andò via, e diavoli tirarono un sospiro di sollievo.

Appena fu fuori all'aria del mondo, Sant'Antonio alzò il bastone con la punta infuocata e la girò intorno facendo volare le scintille, come dando la benedizione e cantò: Fogu fogu - Peri su logu - Peri su mundu -Fogu cecuntu ( Foco foco-Per ogni loco-Per tutto il mondo-Foco giocondo).

Da quel momento, con grande contentezza degli uomini, ci fu il fuoco sulla terra. E Sant'Antonio tornò nel suo deserto a meditare.


Nota di Italo Calvino.

Da "Sant Anton e su voju", Nughedu S.Niccolò (Sassari), raccontato da Adelasia Floris e da Filippo Valla, "Sant'Antonio Abate va all'Inferno", Ozieri (Sassari) ( in "Rivista delle tradizioni popolari" 1894 499 pubblicata in italiano in Bottiglioni "Leggende e tradizioni in Sardegna". Sant'Antonio in Sardegna fa la parte di Prometeo. Il fuoco è cosa infernale, ma a rubarlo e portarlo agli uomini è un santo, un santo astuto, e la sua conquista è piena di allegria. "Vicinissimo a Nughedu- annota il Bottiglioni- c'è la chiesetta di Sant'Antonio del fuoco, nella quale si fa festa ogni anno". E il Valla scrive che grandi falò si accendono  nel Nuorese e nel Sassarese per il 17 gennaio ( tra la legna adoperata per i falò è il sughero  che, secondo la tradizione sarda, alimenta il fuoco dell'Inferno). Sia lo stenoscritto dialettale del Bottiglioni, che l'esposizione in lingua del Valla, sono brevissime e molto rudimentali. Io ho cercato di dare un po' di meccanismo narrativi alla vicenda e di rilievo all'astuzia del santo, traendo spunto da un accenno del Valla al porco che mette lo scompiglio nell'Inferno (qest'ultimo stranamente ben ordinato). La canzoncina finale e composta da parole in parte incomprendsibili agli stessi sardi  e su cui si fanno diverse ipotesi .

La stessa tradizione è viva anche in Lucania, come racconta Carlo Levi ne "L'orologio".