Ci sono a volte le
oggettivazioni dei momenti, quando la sensazione si dirige in un punto che
esula dalla nostra conoscenza. E’ interessante vedere quanto il senso di sé
rimane esausto difronte a un cammino arduo e sempre in salita. Dimenticare di
avere il senso dell’abbandono a volte è la simbiosi di una strana comprensione
fatta di parole e di frasi che si accavallano, formano onde di pensiero che si
infrangono nelle rocce della dimenticanza. Una spiaggia assolata e un giorno
che si staglia ancora nella mente è sentire più vicino il senso della nostra
perspicacia, la voglia di nascondere l’infinita sensazione di una speranza. Si
è spesso estatici difronte all’insolenza della voglia di essere veramente
quello che siamo, ci lasciamo perdere nell’insieme delle possibilità. In un
giorno qualunque ci sono spesso ore speciali che non hanno alcuna attinenza con
la normalità, si spezzano nell’inconscio di situazioni che trovano sbocchi
segreti. E’ voglia di andare, salutare con un cenno della mano e con una strana
luce negli occhi. Voltarsi infine verso un tramonto e chiedere venti forti per
superare il vuoto di luce che piano piano prende forma, per trovare il colore
di una soggettiva voglia di esistere oltre gli orizzonti conosciuti.
Un’amicizia segreta forse, il senso di coniugare le parole in un lessico
particolare. Ma l’incostanza dell’esistenza si protrae a volte oltre il senso
della stessa, si dipana in gomitoli di nostalgie, di ricordi immaturi, di sensi
di colpa divenuti fede. Si perde allora il senso del ritorno e si naviga solo per
raggiungere terre sconosciute ma presenti alla nostra mente che traduce con
parole chiare e sicure i criptici segnali delle nostre emozioni. Si vivono
allora gli avvenimenti della nostra vita in un diverso senso di giudizio, in una
soggettività più ampia e libera, in una criticità più profonda e speculativa.
Se ne può cambiare il corso perdendo un inutile e deleterio senso di orgoglio,
in una soddisfazione di tutto il nostro essere che si ricrea di una nuova linfa
esistenziale. L’uomo non è fatto di conoscenza immobile, è cammino di creazione
di sé stesso in una continua dinamicità di percorso, nei continui conati verso
un arrivo che si allontana sempre più e presuppone ampi respiri per continuare
la corsa. In un divenire di empatia verso i mutamenti che il soggettivo scopre
nell’oggettiva presenza delle cose, identiche ma straordinariamente differenti.
S.Z. 8/1/2021 Pensieri e……