Ho sempre affermato che il poeta non è la Cultura ma fa la Cultura. Io sono un poeta e la mia mente non si adatta alle discipline , come non si adatta ai dogmi artistici, specie quelli letterari. La mia mente esige il pacifico possesso delle parole per esprimere la libertà delle sue creazioni che pone, in quella realtà comune a tutti, come apporto originale all'infinita espansione delle cose del mondo. Avendo con ciò esaurito il suo aspetto sociale in una donazione che, come tale, può essere manipolata da chiunque. Ma mantenendo l'intuizione creativa come personale possesso dogmatico non soggetto a valutazioni o tanto meno a interpretazioni del significato delle parole che quell'intuizione ha espresso come nuova conoscenza solo nella mente dell'artista. Per questo trovo un interesse particolare, direi passionale, per il linguaggio e trovo che solo nell'espressione poetica riflette il significato distintivo di me stesso, trasformando oggettive paure di vita in soggettive ossessioni di esistenza (...)