Il due agosto 1980 ero in vacanza con la famiglia sulla spiaggia di Lido di Savio, nella riviera romagnola, e lì nella mattina mi raggiunse la notizia dell'attentato alla stazione di Bologna.
Ricordo il silenzio, immediato, greve, nero, sporco, maleodorante che scese nel profondo per bloccare ogni reazione, perché i miasmi di una umanità cadavere rimanessero nell'animo di ognuno per quanto si sentiva uomo e cittadino. Prima che la rabbia impotente divenisse una colpevole rassegnazione.
Non c'era posto per le parole, quelle giacevano in una stazione vicina, accanto ai morti e ai feriti, per non lasciarli soli, almeno per non lasciarli soli in quel momento.
li ne morirono ottantacinque nell'indifferenza cerimoniale di una nazione