02/07/22





avevo un glicine tra le mani di maggio

 

avevo un glicine tra le mani di maggio

nel balzo distorto di un affanno

avevo un fiore rancido

che aveva sete fame e anche paura

lo nascondevo nell’occhiello sdrucito del cappotto

per render freddo maggio

e tornare a coltivare rose nel sentiero

tra pini sorti in una sola notte

come lunga teoria di scampati alla minaccia

avevo un glicine tra le mani sporche

rifletteva frammenti di colori nel mio sguardo spento

anelava una goccia di chimera

odorava di fragola nel gioco

perverso di scordare ancora

che tutto  ciò che  appare è solo niente

 

SZ   luglio 2022   “poesie cremate e disperse”