27/10/20

" Io porto con me la mia oscurità mentre cammino nello splendore del giorno "

 Peter Russel è morto il 22 gennaio  a San Giovanni Valdarno, mio paese di nascita. Ripropongo, e riproporrò, questo breve ricordo.

 


Non posso dire quanto valore ha Peter Russel come poeta e non voglio prendere in prestito quello  che alcuni, autodefinitisi critici, gli accreditano. Non posso dirlo perché non conosco la lingua inglese e sono quindi costretto a leggere i suoi scritti nelle traduzioni in italiano. Cosa che non si dovrebbe fare, chi scrive va letto possibilmente nella sua lingua originale e un poeta in maniera esclusiva. La poesia è gioco di parole, conoscenza universale e spesso inconscia di termini, di significati profondi e sconosciuti del lessico. E già così è insufficiente a descrivere adeguatamente e degnamente le sensazioni, gli stati d'animo, i profondi e spesso insopportabili disagi esistenziali. Le traduzioni non riflettono questo, non possono. Spesso sono fatte da chi ha una conoscenza appena sufficiente della lingua dell'autore, ma anche una buona o ottima conoscenza non serve. Per la semplice ragione che il traduttore non sente e non vede il mondo come il poeta e non può quindi trasferire la sua ispirazione con adeguato parallelismo di vocaboli, in modo che questa non vada dispersa nell'incompetenza del travaso di parole. 

Ma questo a me non interessa. Ciò che vuol dire un poeta interessa solo chi poeta non è, per la semplice ragione che questi ha bisogno di lui, delle sue parole per creare un mondo anche leggermente diverso da quello che vede con  la sua carica di esistenzialità. Per me che scrivo poesie le immagini di un mondo che la fantasia di un altro esprime non hanno molto significato, perché ho già il mio mondo diverso, ed è un mondo esclusivo, con delle verità di immagini che non accettano e non possono accettare immagini di altri. Se così fosse ne verrebbe distrutta la mia esistenza che è tale solo se la percepisco l'immagine della realtà più vicina alla verità di qualsiasi altra, a prescindere dalla sua validità. Così come la fantasia di Peter Russel non accettava le immagini della mia fantasia, perché vivevamo tutti e due fuori da questo mondo ma in due mondi diversi e distinti, resi solitari da un parallelismo metafisico che nessuno poteva scostare neppure di un millimetro. Ci comprendevamo solo nella natura di cui eravamo fatti, in quelle caratteristiche universali che dovrebbero rendere gli uomini uniti nella loro esistenzialità fisica, rispettando quelle caratteristiche di vivibilità che lo rendono l'animale più complicato e ingestibile del mondo. 

Prova ne è che, caso strano, è venuto a finire di vivere e morire in un  piccolo borgo del Valdarno, nei miei luoghi,  sconosciuto ai più che non conoscevano o non capivano la sua poesia, ma conoscevano e capivano la sua fisicità, il suo essere uomo. E lì, in quel borgo dove spesso ci siamo trovati, senza alcun bisogno di traduzioni, è stato sicuramente un grande poeta,  proprio perché non lo era.

S.Z.