Non so perché certe persone vengono chiamate
sciacalli quando degli sciacalli non hanno assolutamente niente. L’animale segue
il suo destino naturale e se si ciba di quanto rimane ad altri animali lo fa
per nutrirsi come previsto dalla sua natura e seguire così la necessità
primaria di ogni essere vivente, la propria conservazione nel modo istintuale. Inoltre
la sua azione non mira a una sua posizione migliore nel branco, ad avere
riconoscimenti e privilegi senza la capacità di guadagnarseli.
Mi meraviglio
quindi quando etichettano sciacalli alcuni esponenti della razza umana. Mi
meraviglio perché vuol dire non comprendere la differenza, non capire che uno è
ciò che deve essere mentre l’altro è ciò che non deve essere. Trovo veramente
imbarazzante questa confusione e penso che comunque deve esserci un perché,
dato che una semplice costatazione chiarirebbe la realtà di fatto e cioè che lo
sciacallo animale non è una degenerazione della sua specie mentre lo sciacallo
uomo lo è.
Ma vi è una
ulteriore considerazione: lo sciacallo animale non fa carriera mentre lo
sciacallo uomo sì, tanto che lo sciacallaggio è la forma più usata per farla. L’uomo
sciacallo attende la fine del pasto altrui non per fame ma per scienza, per
ragionamento, per sinterizzazione di un dato di fatto del gruppo (società) dove
vive. L’uomo
sciacallo è consapevole nell’inconscio delle sue poche facoltà intellettive e
che solo appropriandosi dei resti di qualcuno ha la possibilità di salire la scale del benessere e del
compiacimento sociale.
Se ne
consegue che molti dei più alti gradi del branco umano sono saldamente appoltronati
dall’uomo
sciacallo, amorfo, faccia di bronzo, imbelle, ma inespugnabile nella sua nullità
con la quale domina, giudica, guida,
punisce e principalmente pensa al mantenimento del suo status.
Oggi lo
sciacallo uomo si nutre soprattutto dei resti di disgrazie altrui, che spolpa
in continue e lunghe disquisizioni, mostrandone carne, tendini, nervi, ossa. Si
compiace di aggirarsi tra carcasse di avvenimenti, interpretarli senza acume,
dare ridicole verità e concezioni etiche, dimostrazioni di miseri trend
culturali, in trasmissioni di spettacoli, per lo più televisivi, a buon prezzo
dato che non sono pagati gli interpreti principali, forniti già morti o inebetiti
da spasmi di dolorose disgrazie. E nelle sue movenze coreografiche, nei suoi
ammiccamenti, negli sguardi di complicità, nei sorrisi forzati e spesso ebeti, costruisce
la falsa metafisica della sua funzione. Quella del più evoluto degli sciacalli
animali che l’evoluzione della specie ha vestito con abito, camicia e cravatta.