Ho risalito il torrente della Normalità e mi sono fermato. con il fiato grosso, a riposare dietro un masso che mi nascondeva allo sguardo di chi scendeva ll torrente. Seduto immobile con l’acqua fino all’ombelico guardavo passare guizzi di movimenti come appaiono i finestrini dei treni velocissimi da un treno fermo. Mi sono impressionato pensando al pericolo di uno scontro di qualcuno che risaliva, pericolo non scongiurato neppure se teneva regolarmente la destra. Ho tentato di alzarmi per indicare con grandi gesti di fare attenzione e di lasciare almeno un minimo di corsia per il passaggio contrario. Oltretutto anche io dovevo ancora fare un pezzo di alveo in quel modo. Ma sono scivolato e non sono riuscito. Ho allora aspettato la notte in modo che quel traffico si affievolisse il più possibile, quindi ho continuato e sono riuscito ad arrivare alla sorgente, pieno di rabbia e contando il giorno successivo di fare le mie rimostranze all’assessore del traffico sui torrenti. Ma voltandomi ho visto un cartello segnaletico che indicava chiaramente che su quel torrente c’era senso unico, in giù, dalla sorgente alla foce. Così con la rabbia divenuta improvvisamente delusione sono tornato a casa come un imbecille.
S.Z da “Pensieri e….”