Antonietta Benagiano, critico letterario e scrittrice di fama internazionale (poesia, narrativa, saggistica) scrive : " Ho letto la poesia "come foglia" di Stefano Zangheri, tentato di interpretare il suo momento poetico, non so se..."
STEFANO
ZANGHERI
COME FOGLIA
… scricchiola
strusciandosi vogliosa sul sentiero.
Dal primo
poetare ricorrente è la foglia a simboleggiare la fragilità dell’esistenza, il
breve momento della sua bellezza: ci basti pensare a Omero e Mimnermo, ad altri
poeti di ogni tempo e cultura, a Leopardi e a Saba.
Anche Stefano Zangheri, poeta già acclamato, riprende la foglia quale
correlativo della sua particolare condizione esistenziale che non nella realtà
fluente al momento presente tenta la ricerca dell’ ubi consistam ma nella “nuvola di ricordi”. Totalmente da essa si
lascia il Poeta prendere nel suo essere fisico e mentale (pregnante di
significato ci sembra l’avverbio “soffusamente” con cui lo Zangheri dà avvio
alla poesia) e nell’anima, giammai appaiono nel Nostro disgiunti. Ma non riesce
quella “nuvola” ad approdare ai “lidi di sogni”, gratificazione massima
nell’estraniamento dal reale (anche qui un avverbio, “immensamente”, rende a
pieno l’ostacolo metaforicamente configurato dal mare), genera nel Poeta solo
“sensazioni belle” che tali restano nel loro fissarsi ora come “cose belle” ,
“senza pensiero di domani”. Forse solo quando la bellezza non è più nel momento
reale può essere vissuta nella pienezza, libera ormai dall’ansia del futuro.
Comunque, nella incapacità di vivere l’esistenza in una naturale progressione
reale cogliamo essere la “debolezza” di Stefano Zangheri, come chiaramente
manifesta nel verso posto a centralità del componimento.
Punto focale del discorso lirico è appunto quell’ “io sono debole”, sincera
confessione da cui si diramano gli annunci dell’ incipit e dei successivi versi, e poi quelli che seguiranno,
chiaramente intrisi di nostalgia della giovinezza in cui lo Zangheri si
“rivolta”, “forte simbiosi/ forte penetrazione”. Ma ora l’ “occidente fatuo” e
l’ “oriente sperato”, distesi “in una sola voce” sono “come foglia vecchia” che
“scricchiola/ strusciandosi vogliosa sul sentiero”, epilogo che abbiamo posto
in esergo a significazione di questa poesia senza pause, celere com’è sgorgata.
E’ infatti proprio in quella vis che
non si spegne la particolarità di cui s’ammanta la foglia di Stefano Zangheri.
Antonietta
Benagiano
la poesia è
stata premiata con il Premio Accademico Internazionale di Poesia e Arte
Contemporanea Apollo Dionisiaco ( Università Roma Tre, Roma Capitale,
Associazione Nazionale dei Comuni Italiani)