Incontri
d’arte - Intervista di Rita Mascialino al poeta Stefano Zangheri
Stefano
Zangheri è nato a San Giovanni in Valdarno e vive a Montevarchi. È poeta. La sua silloge di poesie Dissolvenze (Città di
Castello/Perugia: Edimond: Prefazione di Mattia Leombruno, recensione di Rita
Mascialino ), ha conseguito il Premio Speciale
della Giuria al Premio Letterario Franz Kafka Italia ® II Ed. 2012 e numerosi
altri riconoscimenti. La sua raccolta di poesie kalòs agathòs (Cleup
Editrice Università di Padova: Postfazione di Rita Mascialino) ha conseguito
numerosissimi primi premi, fra cui il Primo Premio all’Istituto Italiano di
Cultura ed il Primo Premio all’Università di Lugano che all’occasione
ha insignito Stefano Zangheri della ‘Laurea honoris causa’ in Letteratura,
Filologia e Linguistica italiana.
1.Domanda
di RM: Come si sente abitando i mondi psichici creati dalla sua
poesia?
1.Risposta di SZ: Con la sensazione di aver violentato le
dimensioni comuni, quelle dimensioni che circoscrivono i rapporti
interpersonali e sociali. Ma anche le dimensioni di tutto il mondo che mi
circonda. Mi spiego. Una particolare sensibilità crea sensazioni con dimensioni
fuori della norma, che danno un’intensità e una qualificazione diversa dal
comune, intensità che assume spesso la caratteristica di angoscia e
qualificazione che spesso impedisce il dialogo, la relazione. Io sento i due
aspetti che vanno di pari passo e l’intensità-angoscia è sempre accompagnata da
una qualificazione esasperatamente individuale degli avvenimenti e di ogni contatto
esterno. Questo costringe a vivere con un profondo senso di diverso in
cui vi sono attimi di vera estasi intellettuale e fisica, come nell’amore verso
una donna, cui seguono però inevitabilmente attimi di vera angoscia. E il
sottofondo di vita è comunque un profondo senso di solitudine, quella
solitudine che fa sentire soli anche nell’orgasmo più corrisposto.
2.Domanda
di RM: Quali sono i sogni portanti che rendono possibili i sogni
psichici che lei costruisce con la sua poesia?
2.Risposta di SZ: Non so se vi sono sogni portanti , o meglio non so
se possono essere chiamati sogni le elaborazioni psichiche delle mie
sensazioni. La bramosia di cercare una continua situazione di vita che appaghi
la mia sensibilità e tolga il peso dell’angoscia del mancato appagamento
si identifica nel desiderio della continua ripetizione dei
momenti in cui quanto è avvenuto si ripeta continuamente. Questo mi da più il
senso di una instabile continua speranza che qualcosa si avveri . Sì,credo il
termine adatto sia più speranza che sogno perché il sogno è statico, la
speranza invece è dinamica, è vita. E io amo profondamente la vita con le sue
immagini e le sue sensazioni, la amo, la desidero, la spero. E la tengo stretta
nel mio intimo dialogando con lei con la mia poesia,dicendole come a un amante
infedele le più belle frasi d’amore e le più angoscianti suppliche.
3.Domanda
di RM: Che posto occupa l’amore nella sua poesia e perché?
3.Risposta di SZ: Credo che la mia poesia sia l’amore e che l’amore
sia la mia poesia. L’amore diretto a la donna perché è in essa che riesco a
vedere il luogo più metafisico dell’amore, che si svela nella
generazione della vita e nella sua continuazione in un connubio fisico-psichico
del godimento sessuale e della sua sublimazione artistica che ne coglie la
parte trascendente E aggiungo nell’amore di una unica donna che prolunga
l’originario amore della nascita con la madre che, come pupa di una farfalla,
si trasforma in amante ricostruendo il proprio imene per una metafisica
riedizione di vita. E per un dono perché l’amore è sempre e comunque un dono. E
questa non è una illusione d’artista ma la realtà in una dimensione ove
l’artista può vivere per attimi, per giorni o per l’intera vita secondo
con quanta angoscia è disposto a pagare l’estasi.
4.Domanda
di RM: Perché secondo lei comporre e leggere poesie?
4.Risposta di SZ: Credo che ogni poeta abbia la sua ragione. Nel
senso che la sensibilità del poeta lo isola dalle espressioni di quella vita
relazionale che vorrebbe avere con la stessa profondità delle sue sensazioni.
Ma non trova mai tale perfetta corresponsione rimanendo così in uno stato
di impotenza vitale che lo distruggerebbe. Allora relaziona con l’unico
rapporto che riesce sicuramente a capirlo, con se stesso, esteriorizzando tutto
il profondo del suo animo per una suprema affermazione di esistenza e di
orgoglio di essere l’interprete di angosce universali e quindi della vera
conoscenza. Chi le legge invece credo voglia dare alle sue emozioni
quell’intensità che le parole del poeta possono tradurre per ognuno con la loro
lingua universale.
5.Domanda
di RM: Quali nuovi progetti nell’ambito della sua attività come
poeta stanno in cantiere e per quando la realizzazione?
5.Risposta
di SZ: Nell’immediato sto curando la pubblicazione della mia
ultima raccolta di poesie in edizione probabilmente entro la prima metà del
2015 e sto lavorando alla stesura della seconda raccolta di racconti dopo
“Anatomia di un sileno” che penso di poter pubblicare tra la fine del 2015 e
l’inizio del 2016. Sono inoltre impegnato in attività di manifestazioni
letterarie tendenti a promuovere quella visibilità e importanza che la poesia
dovrebbe avere nella vita sociale.
RM.: Sono pienamente d’accordo sul fatto che la poesia sia una grande presenza nella civiltà degli umani ed una grande compagna di viaggio di ciascuno, sul fatto che la poesia meriti quindi ampia e sempre maggiore visibilità nella vita sociale e individuale. Grazie a Stefano Zangheri della sua partecipazione alle Conversazioni d’Arte.
Pubblicato su Accademia Italiana di interpretazione del significato del linguaggio diretta da Rita Mascialino.
Postato da C.G UniFi
