05/05/20

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Si sorride spesso a ciò che è indimenticabile. Ci sono momenti in  cui quella che chiamiamo realtà ci appare stretta, soffocante, incoerente come arrivare in un posto disabitato e accorgersi di conoscere comunque qualcuno, di avere il senso di un'altra impressione di vita. Nei meandri dei ricordi troviamo la conoscenza di ciò che ha formato la nostra entità, della quale ci rendiamo conto di sapere solo quello che i nostri ricordi ci fanno scorgere. Linee portanti ma non sufficienti dellimmenso sistema di conoscenze sconosciute, nelle quali sentiamo di non essere comunque i soli protagonisti e che il canovaccio della rappresentazione del nostro atto unico non può essere unicamente un monologo. E' allora che il mondo che vediamo intorno dipinge i colori della prima generazione di noi stessi in una apparentemente assurda volatilità di sensazioni, che bloccano la posizione del teatrante nell'inchino di fine rappresentazione. Come un intercalare nel finale scenico per proteggere la nostra parte di ricordo con  il dialogo con chi possiede l'altra parte, per avere dalla vita piu' della sua esistenza apparente, ridipingendo il tempo avuto con colori meno accesi, più tenui, più pennellati, dove anche le sbavature si amalgamano alla liricità dell'insieme