Aveva spesso una improvvisa voglia di domire.Era come se il tempo si restringesse e arrivasse prima della notte,molto prima.Ed aveva anche la sensazione di essere ormai fuori da ogni possibilità concreta,di non poter raggiungere gli scopi che si era prefissato,di non riuscire più a vivere in senso pieno.Allora anche durante il giorno si buttava sul letto coprendosi con le coperte fino al volto,nascondendolo come faceva da piccolo,quando voleva creare una barriera tra se e una realtà che non gli apparteneva.In questo modo riusciva a dominare il sogno,a creare situazioni,immagini,suoni che erano perfettamente adeguati al suo stato d'animo.Crearli forse non era la parola adatta perché il sogno veniva spontaneo e se c'era una creazione stava molto più lontana,in un anfratto della sua struttura umana che non conosceva,di cui non aveva alcune esperienza diretta.Ma poteva sognare in modo adatto,consono alle sue idee,alle sue ispirazioni,alla sua idea di permanenza in uno stato di vago torpore esistenziale,come avesse paura di essere momentaneamente sveglio.E poteva anche esaminare i vari problemi quotidiani con estrema sicurezza,catalogarli in una parte del suo istinto e averne coscienza piano piano nel tempo,senza l'ansia di dover affrontare i momenti tutti insieme.Capiva che questo era il modo giusto,che non aveva più niente da imparare perché le circostanze lo avevano affrancato dall'ipotesi peggiore di un tempo che non aveva spiragli di libertà.Circostanza questa che lo teneva ben saldo alla porzione di esistenza che si era ritagliato in tutti quegli anni,alle assurde richieste di cambiamento che gli erano giunte giorno dopo giorno.Anche se non poteva esserne molto cosciente non avendo più lo spazio dove far correre la libertà del suo tempo.
( pubblicato sulla rivista letteraria La Recherche ,2012)
 
